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RICERCA DI SE' E PSICOSINTESI
di Renzo Rossin

Si tratta in questo caso di fattori non virtuosi della coscienza. Essi conducono sempre alla sofferenza.
Il fiore è bello, desideriamo che non gli accada nulla, che possa fiorire indisturbato, che possa portare dei frutti. In questo caso i fattori della coscienza sono di tipo virtuoso. Essi conducono sempre alla gioia. Il fiore è bello. Qui si tratta di fattori neutri della coscienza.
Nella pratica del Samatha o Shi-ne è possibile trasformare le attività di corpo, parola e mente in azioni virtuose. La coscienza Seni - cioè ordinaria - sviluppa-tasi in una coscienza superiore, è chiamata Rigpa.
In Tibet si usa l'immagine dell'elefante per illustrare la pratica del Samatha. L'elefante rappresenta la nostra coscienza. L'elefante è un animale molto forte, ciò che significa che molto forti sono sia le sue virtù che le sue non virtù.
All'inizio del suo cammino, cioè della pratica del Samatha, il suo colore è nero, cioè non virtuoso. Lungo la strada il suo colore si trasforma via via, finché è bianco. Ciò significa che la sua coscienza diventa sempre più chiara, che percorre un cammino pieno di virtù. Il disturbo della nostra mente provocato da pensieri che saltano qua e là, è invece rappresentato da una scimmia. Con la pratica Shine cerchiamo di superare questa irrequietezza, finché la nostra mente si calma, finché non è più come una scimmia. Per controllare lo sviluppo della nostra mente, occorre osservarla attentamente. All'inizio della pratica è rigida, concentrata solo su se stessa (soltanto io). I pensieri che ci disturbano scorrono in noi come una cascata che precipita dalla montagna. Ma con i progressi nella pratica la nostra mente diventa come un lago la cui superficie è quasi immobile: ciò significa che i pensieri sbagliati ed i dubbi sono diminuiti. I dubbi in particolare ci disturbano. Perciò per una buona pratica è necessario affrontarli. Se continuano a disturbarci, dobbiamo chiederci da dove essi vengano. Ci sono due possibili cause: la mancanza di fede, una pratica modesta, poca conoscenza di noi stessi da una parte oppure una conoscenza insufficiente di una corretta pratica dall'altra. Per allontanare i dubbi è perciò necessario controllare esattamente la mente.
Segni fisici e spirituali di progressi nello Shine sono una sensazione di leggerezza, buona salute, uno spirito gioioso in cui si sviluppa una pace durevole. Nella misura in cui abbiamo imparato a rimanere ben concentrati nell'osservazione della nostra mente, i pensieri adagio adagio si calmano. Salgono allora in noi una gioia pura ed una pace infinita. Riconosciamo che il Dharma, in verità, non è niente altro che la natura originaria della nostra coscienza, la natura di Buddha.
Da "Mahamudra, La grande via per l'illuminazione" Ediz. Arca, di Lama Sherab Gyaltsen Rinpoche Amipa

Nella complessità e nei rapidi cambiamenti della società contemporanea si moltiplicano di giorno in giorno i fattori psicologicamente destabilizzanti e cresce nel contempo la richiesta di punti fermi, di spazi rassicuranti e di risposte convincenti alle domande basilari della filosofia perenne, Chi sono io veramente? Perché sono in questo mondo? Da dove vengo e dove vado ?
L'occasione per porsele può essere una meditazione o la contemplazione degli ampi spazi e dei silenzi del deserto o della montagna.
Talvolta queste domande si impongono all'individuo durante una grave malattia o un evento catastrofico. In seguito alla perdita dei lavoro o di un affetto, forzandolo ad uscire dagli schemi di pensiero consueti e dai ruoli nei quali era identificato. L'io, una sorta dì "occhio" del Sé nel centro della coscienza, può identificarsi infatti fortemente con una parte della psiche (sensazione, impulso, emozione, pensiero, immagine, personaggio, ruolo o altro), influenzando la volontà e perdendo il contatto con il Sé, nella misura in cui si confonda con quella parte. Ogni passaggio di crescita richiede d'altronde dei cambiamenti e ogni importante cambiamento può produrre una crisi, il cui superamento implica un processo di disidentificazione,
Anche il risveglio spirituale, che riconnette l'Io personale con la propria sorgente -il Sé transpersonale - può essere preceduto e accompagnato da violente crisi purificatrici che lo sradicano dalle varie partì della psiche, per permettergli di conoscerle e gestirlo più costruttivamente. Nel percorso delle vie salvifiche tradizionali yogica e buddista, contemplare dei simboli di unificazione come lo yantra e il mandala serve a far convergere l'attenzione verso un centro, allo scopo di armonizzare e pacificare la mente e raggiungere la perfetta sintesi nell'identificazione con il proprio nucleo divino, il Sé transpersonale, sorgente della pienezza di senso e della trascendenza.
Nel nostro tempo viene tuttavia sottovalutato il rischio - segnalato da S. Grof e C. Grof- che alcune esperienze drammatiche e delle condizioni mentali insolite che lo psichiatria tradizionale tratta come malattie mentali, siano in realtà crisi personali di trasformazione, o emergenze spirituali nel duplice senso dell'espressione. E un tema già affrontato da C. G. Jung e ripreso - nel libro Lo sviluppo transpersonale" - da R. Assagioli, padre della Psicosintesi, una psicologia quasi centenaria ispirata ad una concezione dinamica della vita psichica, quale lotta tra una molteplicità di forze ribelli e contrastanti ed un Centro unificatore che tende a dominarle, a comporle in armonia, ad impiegarle nei modi più utili e creativi. Le tecniche usate per trasformare, sublimare, dirigere le energie psichiche, sono molteplici e vanno dal!' allenamento della

volontà alla meditazione. In particolare occorre che l'individuo esplori le proprie subpersonalità (delle strutture mentali difensive createsi intorno a pulsioni e bisogni negati o non riconosciuti), imparando a disidentificarsi da esse, come dagli altri contenuti dei campo della coscienza, per potersi autoidentificare sempre più completamente nel Sé.
La psicosintesi può essere usata come un metodo di cura per le malattie e i disturbi psicologici e può servire per promuovere un' educazione integrale per lo sviluppo dei giovani, favorendo la scoperta e l'affermazione della loro natura spirituale. Ma costituisce soprattutto un metodo di autoformazione e realizzazione psico-spirituale, per chi vuole allentare le tensioni derivanti dai conflitti intcriori e dagli influssi esterni, non intendendo più subire passivamente i giochi fra forze psicologiche: che in effetti possono essere conosciute, armonizzate e governate più costruttivamente.

L'autorealizzazione procede in ogni caso dalla volontà individuale, una funzione psicologica basilare la cui scoperta dentro di noi, ed ancora di più la consapevolezza che l'io e la volontà sono intimamente legati, può rappresentare una vera rivelazione in grado di cambiare, a volte radicalmente, la nostra autocoscienza e tutto il nostro atteggiamento verso noi stessi, gli altri e il mondo.

Anatomia della psiche secondo R.
Assagioli


1. Inconscio inferiore
2. Inconscio medio
3. Inconscio superiore
4. Campo della coscienza dell'io
5. Io (o Sé) cosciente
6. Io (o Sé) superiore, spirituale
7. Inconscio collettivo
Nota: tutte le linee del grafico vanno
pensate come permeabili e tutti gli spazi
come intercomunicanti.

Per R. Assagioli, come scrive Sergio Bartoli, lo sviluppo interiore e la realizzazione del Sé rappresentano una vera e pròpria prassi,per attivare la transpersonalità (. . . ) Per la Psicosintesi la certezza prima e ultima del "fenomeno umano" è il Sé, il baricentro da cui è impossibile prescindere e da cui è pericoloso allontanarsi.